KANT 3: IL PROBLEMA ESTETICO NELLA CRITICA DEL GIUDIZIO

 


IL PROBLEMA ESTETICO NELLA CRITICA DEL GIUDIZIO

Nella critica del giudizio Kant analizza la facoltà del sentimento o del giudizio emette in luce come la bellezza risieda nel soggetto. 


Il giudizio di cui si parla qui non è dunque quello che si era esaminato nella critica della ragion pura.

I giudizi dell'intelletto e i giudizi del sentimento sono differenti

n  i giudizi dell'intelletto sono un giudizio determinanti che determina l'oggetto fenomenico unificando il molteplice attraverso le categorie dell'intelletto

n  i giudizi del sentimento invece sono giudizi riflettenti, che si limitano a riflettere sull'oggetto già costituito interpretandolo in base al principio della finalità. 

A loro volta possono essere di due tipi 

-          i giudizi estetici che riguardano il rapporto tra il soggetto e le rappresentazioni dell'oggetto

-          e i giudizi teleologici che colgono la finalità interna agli oggetti stessi

 

Il giudizio estetico

in questo contesto il giudizio estetico torna ad assumere il significato più comune relativo all'arte e alla bellezza e si occupa di due concetti importanti

-il bello

-il sublime

Kant osserva che per stabilire se una cosa è bella oppure no facciamo riferimento al sentimento di piacere o di dispiacere che si manifesta in un giudizio di gusto che è soltanto contemplativo poiché i giudizi riflettenti si limitano a riflettere sugli oggetti, a cui il sentimento si rivolge senza altro scopo che è quello di valutare se essi suscitano o meno un particolare gradimento.

Il giudizio estetico è inoltre assolutamente disinteressato non riguarda l'oggetto in sé la sua esistenza e il suo possesso, bensì la rappresentazione di esso è il sentimento che suscita. La richiesta è quella di rappresentare l'oggetto accompagnando se mi reca piacere o meno dando così una valutazione puramente estetica.

Il carattere universale del bello

Il giudizio Kantiano di gusto pur riguardando un sentimento che la rappresentazione della cosa suscita nel soggetto, ha la pretesa dell'universalità.

Il bello è ciò che piace universalmente senza concetto

ciò significa che gli uomini possono condividerne l'apprezzamento pur non ricorrendo ad alcun ragionamento, senza avendo alcuna specifica conoscenza: la bellezza secondo il filosofo è qualcosa che ciascuno può intuire in modo immediato.

Si tratta di una tesi che può sembrare paradossale per il fatto che il gusto è una facoltà di cui solitamente si riconosce il massimo della soggettività.

La distinzione tra il piacere estetico

dunque com'è possibile che la Gioconda di Leonardo da Vinci sia giudicata bella da tutti?

Kant si occupa di questo problema iniziando a distinguere l'ambito del piacere estetico da quello del piacevole.

Il piacevole è definito come ciò che piace ai sensi nella sensazione e dà origine a giudizi estetici che sono soggettivi e dipendono dalle inclinazioni e dai gusti personali

Quando parliamo invece di piacere estetico alludiamo a un sentimento che parte dall'immagine e dalla forma dell'oggetto e che fa nascere giudizi estetici puri che hanno la pretesa dell'universalità in quanto privi di un condizionamento.

Per rafforzare la sua riflessione Kant introduce anche la distinzione tra bellezza libera che non utilizza un concetto o uno scopo o una perfezione a cui l'oggetto dovrebbe corrispondere, è una bellezza aderente che comporta il riferimento a un determinato archetipo di perfezione e che condiziona la valutazione della cosa, ed è proprio in quest'ultimo caso che il giudizio non è puro perché incondizionato da idee che possono variare nel tempo.

Dunque, sono i giudizi puri che rivendicano il carattere di universalità

 

La legittimazione dei giudizi estetici puri

Per il filosofo la pretesa di universalità dei giudizi di gusto è fondata sulla comune struttura mentale degli uomini, nuovamente quindi su delle condizioni a priori di questi giudizi.

In tutti gli uomini esiste un senso comune del gusto in base al quale giudicano il bello dell'oggetto, questo senso comune consiste anche nella capacità di cogliere l'accordo che c'è tra l'immagine dell'oggetto e le nostre esigenze di unità e finalità e dal momento che il senso comune condiviso da tutti allo stesso modo saranno il modo di sentire l'accordo e il piacere che ne deriva.

La bellezza non risiede negli oggetti ma nel soggetto che vivendo il sentimento di armonia in sé lo proietta inconsapevolmente sugli oggetti.

Il sublime

il giudizio estetico oltre al bello ha per oggetto il sublime, che è un sentimento che provoca una specie di piacevole orrore di fronte a uno spettacolo sconvolgente della natura che è in grado di affascinare inquietare allo stesso tempo.

Il sublime può essere di tipo

n  Matematico: ha per oggetto la grandezza della natura come, ad esempio, l'immensità del mare o del cielo

n  Dinamico: ha per oggetto la potenza della natura a cui ci si trova di fronte come, ad esempio, spaventosi terremoti o tempeste.

Tra il bello e il sublime ci son delle differenze, seppur entrambi piacciono per se stessi la quindi in modo disinteressato il bello riguardo la forma dell'oggetto che consiste in una limitatezza e ammette una proporzionalità rispetto al soggetto.

Il sublime al contrario potendosi ritrovare in qualcosa di indefinito e privo di forme provoca la rappresentazione dell'illimitatezza suscitando così terrore e stupore al tempo stesso, mentre il bello si rappresenta da in una forma per Monica e trasmette serenità il sublime trasmette un piacere negativo misto a meraviglia e stima.

 

Se in un primo momento l'essere umano è portato a considerare il sublime lo spettacolo esteriore che lo affascina e che incute anche timore perché ricorda la sua finitezza, d'altra parte è in grado di riconoscere in se stesso la grandezza attribuita all'oggetto esaltando così la la sua qualità di essere pensante depositario delle idee della ragione e della morale.

La creazione artistica e il ruolo del genio

Relativamente al tema del gusto estetico Kant analizza la questione della creazione artistica che viene distinta dal fare dell'artigiano perché mentre la creazione artistica è una creazione libera l'artigiano è condizionato a produrre oggetti che hanno finalità pratiche quindi la sua è una creazione condizionata.

Per quanto riguarda l'opera d'arte Kant ritiene che essa possa ritrovarsi già come predisposta in natura in quanto viene creata da un'artista. Il suo talento è un dono naturale, attraverso cui la natura da delle regole all'arte. Dunque, l'arte è per essenza libertà, il genio non può riportare le sue procedure di lavoro in modo tecnico e scientifico ma la sua creazione può diventare misura e regola del giudizio estetico degli altri. L'opera d'arte dell'artista non può essere imitata ma può stimolare la nascita di nuovi geni.

 

Il giudizio teleologico

i giudizi teologici analogamente a quelli estetici non sono determinanti ma riflettenti perché riguardano il rapporto tra un soggetto e un oggetto e non la determinazione da parte del soggetto.

Questi giudizi rispondono alla domanda che scopo ha? Qual è la sua funzione?

Attraverso alcuni ragionamenti l'uomo è in grado di capire che c'è un finalismo nella natura, ma non è un finalismo oggettivo, siamo noi uomini che riflettendo sugli oggetti naturali in base ai nostri interessi stabiliamo fini scopi.

Anche se riguardano la nostra capacità di riflessione e i nostri interessi, i giudizi teleologici sono universali perché è un'esigenza insopprimibile dell'umanità a dare una fine o uno scopo a ciò che vediamo

 


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