KANT E I NUOVI COMPITI DEL PENSIERO
Fare un resoconto del pensiero Kantiano è veramente
difficile, ma possiamo dire che il suo interesse maggiore stava nell’analizzare
il problema della metafisica, ossia quale valore dare all’indagine su Dio,
l’anima e l’ordine del mondo. Tematiche che da sempre hanno interessato la
filosofia, specialmente la corrente razionalista.
Cartesio aveva ammesso la possibilità di dimostrare
razionalmente l’esistenza di Dio e sosteneva l’idea che l’uomo avesse delle
idee innate, immesse direttamente da Dio nella nostra mente. Cosi anche gli
altri razionalisti in seguito sostenevano che la nostra conoscenza derivasse da
tali verità fondamentali.
Kant pur essendosi formato sul pensiero razionalista arriva
a sostenere che fino a quel momento la metafisica è stata solo un ambizione del
pensiero umano, e che il tentativo dei razionalisti di dimostrare che esiste un
Dio buono e intelligente, che l’anima è una sostanza immortale e che il mondo
tende ad uno scopo sono falliti.
Sui tre problemi fondamentali
-
Dio;
-
L’anima;
-
Il mondo inteso come un sistema ben ordinato;
la metafisica secondo il filosofo ha elaborato solamente
ipotesi fantasiose. Infatti, secondo lui, la metafisica non è altro che
un’aspirazione insopprimibile dell’animo umano e al tempo stesso finte di
contradizioni e oscurità.
In una pagina della Critica
alla ragion pura, Kant con una metafora spiega il bisogno della mente umana
a varcare i confini del sensibile. Paragona così il pensiero di Platone,
emblema della metafisica, che sosteneva ci si dovesse allontanare dal sensibile
per cercare di raggiungere la realtà più vera che sta nell’intellegibile.
Paragona il pensiero di Platone a quello di una colomba che vuole volare sempre
più in alto per non sentire più l’aria che percepisce come un freno, senza però
accorgersi che nello spazio senza un appoggio saldo rischierebbe di cadere.
La
colomba leggiera, mentre nel libero volo fende l'aria di cui sente la
resistenza, potrebbe immaginare che le riuscirebbe assai meglio volare nello
spazio vuoto di aria. Ed appunto così Platone abbandonò il mondo sensibile,
poiché esso pone troppo angusti limiti all'intelletto; e si lanciò sulle ali
delle idee al di là di esso, nello spazio vuoto dell'intelletto puro. Egli non
si accorse che non guadagnava strada, malgrado i suoi sforzi; giacché non
aveva, per così dire, nessun appoggio, sul quale potesse sostenersi e a cui
potesse applicare le sue forze per muovere l'intelletto.
Kant,
Critica della ragion pura, Introduzione III
Come la colomba cadrebbe senza l’aria cosi il pensatore
metafisico cadrebbe in errore in quanto intende fare a meno dell’esperienza per
attingere all’incondizionato e all’assoluto.
Una critica viene avanzata dall'autore anche all'empirismo,
che ritiene molto limitante.
Se da una parte il razionalismo metafisico giunge a esiti
dogmatici perché credi di poter basare tutto sulla ragione trascurando
l’esperienza, l'empirismo giunge a posizioni scettiche, perché limita il campo
della conoscenza all'esperienza che è spesso particolare è casuale, e nega la
possibilità di un sapere universale e necessario.
QUALE DIRAZIONE SEGUIRE QUINDI?
I razionalisti rinunciano all’esperienza, gli empiristi
credono che invece non si possa rinunciare ad essa, Kant dopo un’attenta
analisi della ragione e delle sue facoltà arriva a dire che
LA NOSTRA CONOSCENZA NON DEVI PER FORZA DERIVARE TUTTA
DALL’ESPERIENZA; INFATTI, POTREBBE ESSERE BENISSIMO CHE LA NOSTRA CONOSCENZA
EMPIRICA FOSSE UN COMPOSTO DI CIÒ CHE NOI RICEVIAMO DALLE IMPRESSIONI E DI CIÒ
CHE LA NOSTRA PROPRIA FACOLTÀ DI CONOSCERE E AGGIUNGE DA SÉ, QUEST'ULTIMA
STIMOLATA SOLAMENTE DALLE IMPRESSIONI SENSIBILI.
In ciò consiste l'essenza del progetto
criticità: indagare la capacità e i limiti della ragione umana e acquistare la
consapevolezza dell'estensione dei confini del suo orizzonte
conoscitivo, evitando il rischio di inseguire inutili quanto pericolosi sogni
metafisici.
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