KANT E I NUOVI COMPITI DEL PENSIERO


IMMANUEL KANT

Fare un resoconto del pensiero Kantiano è veramente difficile, ma possiamo dire che il suo interesse maggiore stava nell’analizzare il problema della metafisica, ossia quale valore dare all’indagine su Dio, l’anima e l’ordine del mondo. Tematiche che da sempre hanno interessato la filosofia, specialmente la corrente razionalista.

Cartesio aveva ammesso la possibilità di dimostrare razionalmente l’esistenza di Dio e sosteneva l’idea che l’uomo avesse delle idee innate, immesse direttamente da Dio nella nostra mente. Cosi anche gli altri razionalisti in seguito sostenevano che la nostra conoscenza derivasse da tali verità fondamentali.

Kant pur essendosi formato sul pensiero razionalista arriva a sostenere che fino a quel momento la metafisica è stata solo un ambizione del pensiero umano, e che il tentativo dei razionalisti di dimostrare che esiste un Dio buono e intelligente, che l’anima è una sostanza immortale e che il mondo tende ad uno scopo sono falliti.

Sui tre problemi fondamentali

-          Dio;

-          L’anima;

-          Il mondo inteso come un sistema ben ordinato;

la metafisica secondo il filosofo ha elaborato solamente ipotesi fantasiose. Infatti, secondo lui, la metafisica non è altro che un’aspirazione insopprimibile dell’animo umano e al tempo stesso finte di contradizioni e oscurità.

 In una pagina della Critica alla ragion pura, Kant con una metafora spiega il bisogno della mente umana a varcare i confini del sensibile. Paragona così il pensiero di Platone, emblema della metafisica, che sosteneva ci si dovesse allontanare dal sensibile per cercare di raggiungere la realtà più vera che sta nell’intellegibile. Paragona il pensiero di Platone a quello di una colomba che vuole volare sempre più in alto per non sentire più l’aria che percepisce come un freno, senza però accorgersi che nello spazio senza un appoggio saldo rischierebbe di cadere.

La colomba leggiera, mentre nel libero volo fende l'aria di cui sente la resistenza, potrebbe immaginare che le riuscirebbe assai meglio volare nello spazio vuoto di aria. Ed appunto così Platone abbandonò il mondo sensibile, poiché esso pone troppo angusti limiti all'intelletto; e si lanciò sulle ali delle idee al di là di esso, nello spazio vuoto dell'intelletto puro. Egli non si accorse che non guadagnava strada, malgrado i suoi sforzi; giacché non aveva, per così dire, nessun appoggio, sul quale potesse sostenersi e a cui potesse applicare le sue forze per muovere l'intelletto.

Kant, Critica della ragion pura, Introduzione III

Come la colomba cadrebbe senza l’aria cosi il pensatore metafisico cadrebbe in errore in quanto intende fare a meno dell’esperienza per attingere all’incondizionato e all’assoluto.

 

Una critica viene avanzata dall'autore anche all'empirismo, che ritiene molto limitante.

Se da una parte il razionalismo metafisico giunge a esiti dogmatici perché credi di poter basare tutto sulla ragione trascurando l’esperienza, l'empirismo giunge a posizioni scettiche, perché limita il campo della conoscenza all'esperienza che è spesso particolare è casuale, e nega la possibilità di un sapere universale e necessario.

 

QUALE DIRAZIONE SEGUIRE QUINDI?

I razionalisti rinunciano all’esperienza, gli empiristi credono che invece non si possa rinunciare ad essa, Kant dopo un’attenta analisi della ragione e delle sue facoltà arriva a dire che

LA NOSTRA CONOSCENZA NON DEVI PER FORZA DERIVARE TUTTA DALL’ESPERIENZA; INFATTI, POTREBBE ESSERE BENISSIMO CHE LA NOSTRA CONOSCENZA EMPIRICA FOSSE UN COMPOSTO DI CIÒ CHE NOI RICEVIAMO DALLE IMPRESSIONI E DI CIÒ CHE LA NOSTRA PROPRIA FACOLTÀ DI CONOSCERE E AGGIUNGE DA SÉ, QUEST'ULTIMA STIMOLATA SOLAMENTE DALLE IMPRESSIONI SENSIBILI.

In ciò consiste l'essenza del progetto criticità: indagare la capacità e i limiti della ragione umana e acquistare la consapevolezza dell'estensione dei confini del suo orizzonte conoscitivo, evitando il rischio di inseguire inutili quanto pericolosi sogni metafisici.

 

 

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